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Gran parte degli analisti prevedono che sarà - se non una "caccia a Macron" - quantomeno un "tutti contro Macron". Perché il giovane candidato di En Marche! è l'ultimo arrivato nella politica di primo livello e, nonostante questo, la sua crescita è andata al di là di ogni più rosea aspettativa.
Adesso è pari a Le Pen al primo turno, con Fillon staccato di 10 lunghezze e gli altri a seguire. Ma non ha un partito, è alla sua prima esperienza in un dibattito tv e la sua tenuta è tutta da dimostrare. Di fronte ha Marine Le Pen che vede in lui il competitor del ballottaggio e non esiterà a picchiare duro, affermando che lui - ex banchiere Rotschild - rappresenta esattamente quello che il Front National combatte: la globalizzazione e l'alta finanza. Fillon deve disperatamente provare a recuperare tutto lo svantaggio accumulato con gli scandali che si porta dietro e sparerà a zero contro Macron creatura di Hollande che minaccia di riprodurne la politica. Hamon, al quale mezzo partito socialista ha voltato le spalle, ha già anticipato ieri nel comizio di Bercy che per lui Macron ha "tradito". Melenchon, l'uomo dell'ultrasinistra che predica la "Sesta Repubblica" non dovrà sforzarsi per trovare nell'ex ministro dell'Economia un concentrato di tutto quello che lui combatte. Macron, che finora si è rivelato convincente nei comizi e nei grandi eventi che girano attorno a lui protagonista, deve mostrare di sapersi gestire nelle difficoltà. Non sarà facile, secondo gli osservatori deve soprattutto evitare il "rischio Juppé", l'atteggiamento che l'ex favorito alle primarie della destra assunse e lo portò al disastro contro Fillon: assistere seraficamente agli scontri e ai colpi bassi senza gettarsi nella mischia. Tre ore è il tempo fissato prima del fischio finale.
Le inchieste giudiziarie e gli attentati hanno finora assorbito attenzioni e tensioni, a poco più di 35 giorni dal voto i concorrenti sono chiamati - negli studi di TF1 - a illustrare i loro programmi, a confrontarli, a combattere per convincere gli elettori. Non ci sono tutti, soltanto i primi 5, una scelta della rete tv che ha fatto infuriare gli altri 6 esclusi, ai quali peraltro i sondaggi non attribuiscono alcuna possibilità di affermazione. Ma l'evento è una novità assoluta in Francia, dove nel primo turno si celebra tradizionalmente la sacralità del voto per il voto: nell'urna si infila la scheda per convinzione, mentre al ballottaggio lo si fa per convenienza politica (in genere per evitare il peggio). Stavolta, TF1 - incurante dei ricorsi - ha scelto di riunire nel suo studio circolare, che dovrebbe ricordare un'arena, soltanto quelli che contano. Mai in passato i candidati si erano confrontati in un dibattito tv, tradizionalmente riservato al "faccia a faccia" fra i duellanti al ballottaggio.
Il pubblico sarà rigorosamente equilibrato, ogni candidato ha potuto invitare 36 sostenitori, gli altri sono selezionati da TF1. Attorno a un tavolo circolare, i candidati saranno costretti a guardarsi in faccia, avranno a disposizione 2 minuti ciascuno per le risposte ma, grande novità, a partire da 1 minuto e 30 secondi i concorrenti potranno interrompere chi ha la parola. Racconti e leggende già circolano sui metodi utilizzati dai candidati per allenarsi e prepararsi allo scontro: sembra che Macron abbia utilizzato dei manichini, mentre Fillon ha fatto sul serio, chiedendo ad alcuni fedelissimi somiglianti ai suoi avversari di interpretarli imitandone l'abbigliamento, i gesti, le cadenze.
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