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Un indispensabile passo indietro: l’Automobile club italiano è un’associazione sportiva, inquadrata nel Coni. In origine doveva occuparsi di gare. Con il tempo è finita per fare di tutto e di più.
Ha 106 comitati provinciali, con presidenti e organismi vari, per un totale di 800 poltrone ben remunerate. Ha circa 3000 dipendenti. E ha una fonte di guadagni eccezionali: la gestione del Pra, il pubblico registro automobilistico, che gli rende circa 200 milioni di euro all’anno, più 50 circa per il servizio di riscossione del bollo auto. E’ una tassa occulta che pagano gli automobilisti e che rappresenta quasi il 90% delle entrate dell’Aci. Quel che Cottarelli ha scoperto è che anche le Motorizzazioni fanno lo stesso lavoro: i registri automobilistici sono due. Perché non fondere i due enti, allora? Tanto più che il personale dell’Aci pesa per 35 milioni di euro circa all’anno. Il resto sparisce in un gorgo di società controllate di primo e di secondo livello.
A capo di tutto c’è l’Aci nazionale: un presidente, l’ingegnere leccese Angelo Sticchi Damiani (236 mila euro di stipendio), tre vicepresidenti (105 mila euro), un segretario generale (oltre i 300 mila) e un Comitato esecutivo. Poi ci sono i club a livello provinciale, ciascuno con il proprio presidente (i più importanti con incarichi anche a livello nazionale). Poi le società strumentali di primo livello: Aci Informatica, Aci Progei, Aci Vallelunga, l’agenzia turistica Ventura, la Sara assicurazioni, l’agenzia Radio traffic, Aci Global, Aci Sport, Aci Consult, Aci Mondadori.
Queste ultime danno vita a società Aci di secondo livello. Si prenda l’Aci Consult, sempre presieduta dall’ingegner Sticchi Damiani: controlla Aci Project, Crp, Cnp, più partecipazioni minori. Da notare che le società di secondo livello non hanno obbligo di rendicontazione , né sono obbligate a rispettare il codice degli appalti, né rispondono alla spending review: già, perché i loro soldi sono pubblici, ma figurano giuridicamente come società private. Ed è nel tortuoso andirivieni tra Aci e società di primo livello, che poi affidano gli incarichi alle società di secondo livello, le quali infine sono libere di dare ricche consulenze a chi vogliono, che si spendono milioni di euro all’anno.
Un esempio: il 16 ottobre scorso, il Comitato esecutivo – con l’astensione doverosa dell’ingegner Sticchi Damiani, essendo in evidente conflitto di interessi – prende atto che bisogna onorare gli impegni presi dall’Aci nazionale con l’Istat, ossia la rilevazione statistica degli incidenti stradali, perciò affida la pratica alla società Aci Consult, la quale a sua volta ha appositamente dato vita a una società di secondo livello, la Aci Project srl. Quando? Il giorno prima. Meccanismo bizantino, a dir poco.
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