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L'anno che si chiude, il 2018, è stato politicamente aspro e ha avuto un forte impatto su tutti gli strati della società. Il 2019 sia quindi l'anno dei diritti e doveri di tutti, della responsabilità e di una ritrovata convivenza civile che riporti l'Italia ad essere protagonista in Europa.
Sergio Mattarella sta in queste ore limando con la mano destra il suo terzo discorso di fine anno e costretto a firmare con la sinistra la legge di Bilancio 2019 che gli è giunta dal Parlamento nell'ultimo giorno possibile prima dell'esercizio provvisorio. Una tempistica emergenziale che però il Colle ha deciso di non stressare dopo che la manovra è stata per mesi sull'ottovolante dello spread e del rischio della procedura d'infrazione della Commissione europea. Per questo il presidente è rimasto silente in queste ore e ha firmato in tempo record il tormentato documento economico sul quale ora "vigilerà" Bruxelles. Nessuna lettera di accompagnamento per segnalare la distorsione delle procedure parlamentari, come pur si era ventilato per giorni sulla stampa. Probabilmente il presidente dedicherà un passaggio del suo intervento alla centralità del Parlamento. Ma senza affondare. Anche perché, si ragiona al Quirinale, il messaggio è rivolto ai cittadini e non alla politica o agli esperti delle dinamiche parlamentari. Per questo anche questa volta i tempi saranno contenuti e non si sforeranno i 15 minuti. Ci saranno quindi meno richiami alle forze politiche anche se ciò non toglie che le parole di Mattarella hanno l'obiettivo di andare in profondità cercando di stimolare il senso di appartenenza degli italiani ad una comunità forte, costruita nei millenni sui valori di democrazia, tolleranza e rispetto per il prossimo. Il ripiegamento interiore della società italiana e l'emergere di irrazionali individualismi sono pericoli ben chiari al capo dello Stato che anche in queste settimane non ha smesso mai di illuminare gli esempi di integrazione e altruismo ben presenti tra i cittadini. E allora si partirà dal bene primario del lavoro, sancito dalla Costituzione, che deve essere sempre il primo obiettivo di qualunque governo. E si passerà al principio intoccabile dell'unità nazionale. Tema assai caldo in queste ore di polemiche sui progetti autonomisti che si stanno dispiegando. Impensabile, per il presidente, che si creino ulteriori fratture tra il nord e il sud del Paese. Certamente Mattarella non entrerà nel merito dei progetti di autonomia del Veneto e della Lombardia ma è chiaro che ricorderà con forza come tutti i cittadini abbiano uguali diritti nel territorio nazionale. Sarà quindi un discorso garbato e quasi colloquiale nel completamento di quell'opera di ricucitura del tessuto sociale che è ormai la cifra del settennato mattarelliano. Più che tracciare un bilancio dell'anno che si chiude il presidente preferirà volgere lo sguardo al futuro prossimo. E nel calendario sono cerchiate in rosso le elezioni europee di maggio che mai come per questa tornata vedranno l'Italia sul palcoscenico. Il governo sovranista è l'osservato speciale dell'Unione. Le fibrillazioni interne del Movimento Cinque stelle e le forze centrifughe della Lega hanno già causato diversi grattacapi al presidente durante l'elaborazione della legge di Bilancio e i noti attriti con la Commissione guidata da Jean Claude Juncker. Le posizioni europeiste di Mattarella sono note, così come sono note le critiche costruttive espresse a più riprese dal Quirinale. Il presidente si concentrerà quindi sul fondamentale appuntamento europeo di maggio che rischia di ribaltare i rapporti di forza continentali. E chiederà agli italiani di non dimenticare la pace garantita dalla Ue in quasi 70 anni e gli incontestabili progressi realizzati. L'Italia deve essere forte e orgogliosa ma, soprattutto, tornare protagonista in Europa. Dentro l'Unione non all'esterno.
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